Intervista al Prof. Paolo Spinella: "L’importanza di latte, uova e carne nella nutrizione di madri e bambini in Africa"

Il Bo Live ha intervistato il professore dell’università di Padova Paolo Spinella, direttore della scuola di specializzazione in Scienza dell’alimentazione in ambiente medico, presidente del corso di laurea in dietistica e direttore del master online in Metodologia della ricerca in nutrizione.


Dal concepimento fino ai 2 anni: è questo uno dei periodi più importanti per la crescita e lo sviluppo di un bambino. The influence of livestock derived foods on nutrition during the first 1,000 days of life è un ricerca, pubblicata dal Consultative group of international agricultural research, che prende in esame la nutrizione delle madri e dei bambini fino ai 1000 giorni di vita nei paesi a basso e medio reddito, specialmente in Africa. Dall’analisi, svolta da vari ricercatori, emerge una carenza di alcune sostanze nutritive, altamente presenti in alimenti di origine animale.

Le madri e i bambini sono i soggetti maggiormente esposti al rischio di malnutrizione, a causa del loro elevato fabbisogno alimentare dovuto a uno stato di salute particolare, come la gravidanza, l’allattamento o semplicemente la crescita. Per chiarire il ruolo degli alimenti di origine animale in questo determinato periodo della vita, Il Bo Live ha intervistato il professore dell’università di Padova Paolo Spinella, direttore della scuola di specializzazione in Scienza dell’alimentazione in ambiente medico, presidente del corso di laurea in dietistica e direttore del master online in Metodologia della ricerca in nutrizione. “Negli alimenti di origine animale ci sono proteine di alto valore biologico, cioè formulate in maniera tale da essere utilizzate al massimo per la sintesi proteica del nostro organismo, quindi ricche in amminoacidi essenziali ben proporzionati tra loro. Ci sono molti composti bioattivi - spiega il prof. Spinella - che operano all’interno dei processi metabolici; inoltre, sono presenti anche vitamine liposolubili, come la D e la E, e alcune vitamine del gruppo B, quindi idrosolubili, in particolare la B12 presente solo in alimenti di origine animale”.

“In questi due anni si impronta quello che sarà il futuro del bambino: se c’è un eccesso di un certo tipo di sostanze durante i primi 1000 giorni di vita, - continua il professore - come i grassi saturi oppure gli zuccheri semplici che favoriscono malattie cronico degenerative del benessere (diabete, malattie cardiovascolari etc.), questo si ripercuote in termini di maggiore o minore possibilità di sviluppare in un futuro questo tipo di problematiche”.

Nello studio, infatti, si analizza come in alcuni contesti africani si inneschi un ciclo intergenerazionale di malnutrizione: come ricorda anche Paolo Spinella, se la madre sostiene, sia prima che dopo la gravidanza, una dieta carente di determinati alimenti, lo sviluppo del feto e successivamente del bambino ne risentirà. L’apporto di proteine del latte, in particolare quello materno nei primi 4-6 mesi di vita, contribuisce alla diminuzione del rischio di aumento di peso nelle fasi successive della vita, mentre l’assunzione di carne aiuterebbe una crescita lineare dell’individuo. 

Un’altra questione importante che viene sollevata nella ricerca è la differenza dei nutrienti di origine animale e quelli di origine vegetale: “Se dobbiamo ragionare in termini di efficacia, non è giusto demonizzare chi esclude gli alimenti di origine animale: prendendo l’esempio delle proteine, - prosegue il professore - bisogna ammettere però che in questi cibi sono presenti proteine di maggiore qualità, in quanto contengono tutti gli amminoacidi essenziali, in linea con le sintesi proteiche del nostro organismo. Altro discorso è l’assunzione di alcune vitamine, come la B12 che è presente solamente in cibi di origine non vegetale: se non c’è questo tipo di apporto, siamo di fronte a una carenza”.

Tuttavia, una dieta con alimenti solamente vegetali deve essere perseguita tenendo presente alcune considerazioni, come precisa il professor Spinella: “I nostri nonni lo sapevano molto meglio di noi: l’associazione di cereali e legumi, come una semplice pasta e fagioli, riesce ad aumentare il valore biologico di entrambi gli alimenti che singolarmente sarebbe carenti di alcuni nutrienti, per una serie di coincidenze: alcuni amminoacidi dei cereali, che sono limitanti verso la capacità di fare sintesi proteica, trovano nei legumi un’ottima presenza. E viceversa nel caso di altri nutrienti”.

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